Lettera a un giovane psichiatra

Georges Daumezon fu uno psichiatra francese che introdusse la psicoterapia nelle istituzioni psichiatriche, coniando nel 1952, assieme al collega Philippe Koechlin, il termine “psicoterapia istituzionale”.

Dopo essersi laureato il Giurisprudenza nel 1932, conseguì il dottorato di ricerca in medicina nel 1935. Fu direttore di diversi dipartimenti e servizi psichiatrici.

Divenne poi direttore sanitario della sezione Henri-Rousselle dell’ospedale psichiatrico Sainte-Anne, dove cambiò il sistema di ammissione, creando il Centro psichiatrico di orientamento e accoglienza che porta oggi il suo nome.

All’inizio della sua carriera Daumezon si rivolse a Constance Pascal per avere indicazioni su come fare ricerca in psichiatria.

La lettera di risposta di Constance Pascal al giovane psichiatra è di ispirazione ancora oggi per chi si occupa dei disturbi della mente. La passione, la vitalità e la curiosità sono i requisiti personali oltre che professionali per diventare psichiatra. Il rispetto per i pazienti, l’osservazione clinica e la convinzione che tutto sia modificabile sono fondamentali. Soprattutto non si devono appiccicare etichette senza conoscere le persone… come diversi psichiatri fanno ancora oggi!

 

 

La traduzione della lettera è dalla versione inglese di Felicia Gordon e dall’originale in francese.

Per perseguire una carriera nella ricerca dopo molti anni di studi psichiatrici, bisogna mantenere la mente giovane, indagatrice e ingenua, e soprattutto bisogna sbarazzarsi di tutte le tracce dell’apprendimento dai libri, che si basa su teorie – semplici raccolte di parole. […] Cosa ricercare e come? Prima di tutto, scoprilo tu stesso. Scoprilo parlando con i pazienti, ponendo loro delle domande, come un saggio: comprenderai l’immensità di ciò che è sconosciuto e i deboli limiti di ciò che è conosciuto. […] Su cosa fare ricerca? Il grande mistero della mente normale e quello della mente malata. Non cercare di creare un erbario di malattie mentali […] Ma crea, poco a poco, un erbario dei malati di mente. Studia i pazzi prima di  studiare la follia e fallo con i mezzi più semplici: osservazione e confronto. Molti dei miei colleghi ignorano completamente i loro pazienti; prima di ogni cosa, appiccicano un’etichetta con una parola greca che resterà attorno al collo del paziente per il resto della sua vita […] Alcuni psichiatri fanno più male di un cataclisma devastante. Distruggono tutto, pensando di costruire qualcosa. La psicoanalisi ha il suo valore; ci ha mostrato il gioco della vita emotiva. Ma scordati Edipo! […] Invecchiando si impara a dubitare ma se la mente ha mantenuto la sua vitalità si sa anche che i matti sono persone affascinanti; ogni giorno ci aprono un mondo di fenomeni che ispira curiosità. Sono ancora più curiosa di quando ero giovane del mistero del loro pensiero e li ascolto con più dedizione. […] Non ho tempo per il giansenismo biologico o psicopatologico. Concepire le costituzioni e l’ereditarietà come immutabili è insensato – si tratta di teorie che confermano solo la nostra ignoranza. Tutto è mutevole. […] I matti racchiudono il grande mistero del pensiero, la sua nascita e la sua morte. Il mondo mentale interiore dei pazienti è più interessante del loro comportamento, a meno che non si sia in possesso del filo di Arianna che conduce dall’atto alla causa.

 

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